Pittore belga. Dopo le iniziali esperienze futuriste e cubiste, nel 1925 (un
anno dopo la pubblicazione del Manifesto surrealista di Bréton),
entrò nelle fila dei pittori surrealisti, condividendone le esigenze di
ampliamento di visuale e divenendone uno dei più significativi esponenti.
Decisivi per la sua formazione furono i contatti con Max Ernst e Paul Eluard e
con la pittura metafisica di De Chirico, che lo stimolò per quel senso di
misterioso e di enigmatico che più di ogni cosa gli premeva mettere in
luce.
M. elaborò una concezione dell'arte basata sulla "non
oggettività", su una realtà trasfigurata che diventa appunto una
"surrealtà". Nel gioco di
M. un oggetto viene assunto quale
pretesto per narrarne tutta l'ambiguità; e attraverso l'infinità
di immagini accostate, se ne dissolve la medesima pretesa di oggettività
e si offre allo spettatore la più assoluta libertà interpretativa.
La sua pittura si definisce meglio dal 1936: dopo la prima fase, caratterizzata
dagli accostamenti casuali di elementi eterocliti,
M. insiste ora sulla
suggestione delle forme analoghe (scarpe a forma di piede, paesaggi
simultaneamente rappresentati di notte e di giorno). Figura tra le più
discusse e complesse, dal 1930 in poi
M. continua a esercitare un grande
fascino su pittori e artisti di ogni continente: famosa fu la sua esposizione al
Palais de Beaux Arts di Bruxelles per la quale elaborò una prefazione che
rappresentò in un certo senso la sua poetica. Tra le tante opere
ricordiamo:
La cascata, La condizione umana, La filosofia nel salottino, Il
regno delle luci, Natura morta con carote, oltre alle decorazioni murali per
il Palazzo delle Belle Arti di Charleroi, e alle illustrazioni per i
Canti di
Maldoror di Lautréamont (Lessines, Hainault 1898 - Bruxelles
1967).
René Magritte: “La condition humaine”, 1933 (coll. privata)
René Magritte: “ I relitti dell'ombra” (Grenoble, Musée de Peinture et de Sculpture)